Così tra un acquazzone e l'altro io e Robert approfittiamo per fare due passi di ricognizione: questa è la stagione dei piccoli frutti di bosco e delle erbe aromatiche di montagna; forbici alle mani e al ritorno da una bella passeggiata, questa mattina il nostro cestino si è arricchito dei tesori che la natura ci regala in questa stagione:
prugnette rosse, timo selvatico, malva e un campioncino di cardo campestre....
Questo post lo dedico al timo selvatico; il suo nome scientifico è thymus serpyllum ma è più
conosciuto come serpillo o pepolino (in Toscana); dal profumo intenso e balsamico, il suo uso in cucina è versatile per insaporire le pietanze e donar loro carattere e gusto, oltre che aiutare la digestione dei legumi.
In erboristeria ha effetti calmanti della tosse, digestivi e antisettici grazie ai suoi oli essenziali, ai flavonoidi e alle resine di cui è ricco.
Ma sin dall'antichità è stato apprezzato anche per le sue proprietà "magiche": i romani lo bruciavano nelle case per tenere lontani gli spiriti maligni e gli scorpioni, i greci lo chiamavano thymòs che significa anche anima perché si pensava che tra i suoi fiori aleggiassero le anime dei defunti, gli Egizi lo utilizzavano per le imbalsamazioni; nel medioevo il timo ricamato su stole, accompagnava i cavalieri nelle battaglie perché si riteneva donasse loro forza e coraggio così come i soldati antichi si immergevano in bagni di timo per ottenere lo stesso risultato.
Insomma, motivi sufficienti per raccoglierne ogni estate una discreta quantità da seccare e conservare nei vasi di vetro che, aprendo durante l'anno per aromatizzare le pietanze o per preparare un tè "curativo"......mi ricorderanno le mie amate montagne :)))
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