UN FIA' DE LA ME TERA
(Alberto Albanese Jr)
Lontan da la me tera,
tra tanta zente
che no' gera la me zente,
solo,
co' 'l cuor desfà,
me consolavo
vardando le vetrine
iluminae.
Aria de Nadal,
festa par tuti,
ma no' par mi
lontan da la me casa,
lontan da la me tera.
Caminavo fiaco
in mezo a quela zente
indafarada e contenta
quando che l'ocio
el s'ha fermà de boto:
in te 'na vetrineta,
ben in mostra,
ghe gera un bel çestel
de radici rosso fogo.
Me son fermà… li go vardai…
no' me pareva vero.
Radici trevisani?…
Se me ga verto 'l cuor,
l'emossion la gera granda…
Sonava le campane,
gera Nadal, festa par tuti
e festa anca par mi
che più no' me sentivo
perso pa' 'l mondo.
Me tegneva compagnia
me confortava 'l cuor,
me dava contentessa
aver nel me disnar
un bel piatel
de radici trevisani:
un fià de la me tera.
La coltivazione del radicchio è una delle antiche attività, alla base dell'economia veneta.
Come spesso accade in questi casi, assieme al radicchio sono nate diverse leggende e credenze popolari tra cui quella legata alla sua caratteristica capacità di purificare.
Così si diceva che, durante il periodo di Quaresima (votato alla pratica dei digiuni purificatori) se le ragazze consumavano solo insalata, specialmente il radicchio, il loro seno sarebbe cresciuto.
Il periodo di Quaresima si applicava dopo il carnevale e l'inverno, momenti in cui l'alimentazione era sovraccaricata di grassi ed eccessi definiti così non per quantità ma proprio per la tipologia di ingredienti che venivano impiegati per cucinare.
Comunque il radicchio (in versione selvatica) veniva indicato fin dai tempi antichi, in caso di disturbi di stomaco o dove si presentasse la necessità di tonificare l'apparato digerente.
Se ne trovano tracce documentate nell'opera in 5 volumi chiamata "Demateria medica", scritti da Dioscoride medico, farmacista e botanico greco, vissuto a Roma al tempo di Nerone.
Ma non finisce qui .... nella credenza germanica la sua radice veniva dissotterrata con una moneta d'oro o con un pezzo di corna di cervo, nella notte di San Pietro e Paolo per poi essere utilizzata come pianta magica, base per intrugli destinati per far provare il piacere dell'amore, spezzare incantesimi, godere di invisibilità e invulnerabilità.
Una modalità di cottura leggera ma che dona molto sapore è quella del cartoccio.
Servono pochi grassi (se non niente) e molti aromi che verranno appoggiati sul fondo del cartoccio stesso, per poi essere eliminati al momento di servire.
RADICCHIO SAPORITO AL CARTOCCIO
2 radicchi tondi di Verona
sale e pepe q.b.
3 Cucchiai di olio di sesamo (o extravergine di oliva)
1 cucchiaino di origano essiccato
1 Cucchiaio di capperi lavati e tritati finemente
la buccia di mezzo limone bio, grattugiata
mezzo limone
un pizzico di paprica
un rametto di rosmarino
2 spicchi di aglio
un ciuffo di salvia
Per servire:
1-2 Cucchiai di aceto balsamico
qualche foglia di basilico
- Scaldare il forno a 180°.
- Tagliare i radicchi a metà, verticalmente, eliminando solo il pezzettino eventualmente ossidato alla base.
- Lavarlo delicatamente senza staccarne le foglie e sgrondarlo dall'acqua in eccesso, con una centrifuga per insalata.
- Tagliare un grande foglio di carta forno, oppure di stagnola, sistemarlo su una teglia bassa e distribuirvi le quattro metà di radicchio con la parte tagliata verso l'alto.
- In una ciotola emulsionare l'olio con 1 Cucchiaio di acqua, l'origano, i capperi, la buccia di limone, la paprica, sale e pepe q.b., poi condire la superficie dei radicchi distribuendo l'emulsione in modo uniforme.
- Sistemare sul fondo il rosmarino, la salvia, gli spicchi di aglio e il mezzo limone.
- Chiudere il foglio di carta forno, creando un cartoccio, infornare per 15-20 minuti circa, secondo la grandezza dell'insalata.
- Levare dal forno, aprire il cartoccio, facendo attenzione a non scottarsi con il vapore che si sarà formato e servire con l'aceto balsamico versato sui radicchi, a filo e il basilico spezzettato a mano.
NB: la ricetta può essere arricchita aggiungendo pomodori secchi e olive, tritate grossolanamente.
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